Emergenza rifiuti nei 12 comuni dell’Ato Pa 1
L’ ennesima emergenza rifiuti nei 12 comuni della società d’ambito territoriale Palermo 1 è ormai alle porte. Gli automezzi a noleggio sono fermi da ieri perché la Servizi Comunali Integrati non può onorare i pagamenti con le ditte fornitrici. I soli 6 autocompattatori di cui l’azienda dispone sono assolutamente insufficienti per garantire, nell’intero comprensorio, un servizio efficace. Ma i problemi per la società d’ambito territoriale ottimale Palermo 1 non si esauriscono qui. Da oggi, i lavoratori interinali e i dipendenti, lamentano ritardi nel pagamento degli stipendi e annunciano, oltre all’astensione dal lavoro, eclatanti azioni di protesta. Gli enti locali soci, la maggior parte ancora privi di bilancio, non sono più in grado di corrispondere mensilmente la quota di sopravvivenza dovuta. I cittadini non pagano la tarsu e le risorse finanziarie dei comuni sono ridotte al lumicino. A Carini, ad esempio, l’evasione dell’importante imposta ha creato, alle casse pubbliche, un buco di 2 milioni e mezzo di euro che il sindaco Giuseppe Agrusa non sa come risanare. “Vero è che la crisi economica sta interessando tutte le fasce sociali – dice Agrusa – ma sono convinto che l’evasione della tarsu, nella mia città, sia legata ai continui disservizi registrati”. Il risultato è già sotto gli occhi di tutti. Le postazioni dei cassonetti sono stracolme di rifiuti, nelle periferie vi sono già delle piccole discariche e tra qualche giorno, se prosegue questa fase di stallo, sarò costretto a dichiarare l’ennesima emergenza igienico sanitaria e a chiudere le scuole. “Ma i cittadini – aggiunge Giuseppe Agrusa – devono pure capire che se non pagheranno il tributo, rischiano di doversi tenere l’immondizia perché il comune – dice – stavolta non ha le risorse necessarie per ricorrere a delle ditte esterne, come provveduto in passato, per rimuovere i cumuli di immondizia che hanno invaso il nostro territorio”. Il gatto, dunque, continua a mordersi la coda e gli effetti della mal gestione dell’azienda, sin dalle origini, rischiano di devastare il nostro territorio.